Toscana e abbandono scolastico

Presentazione Famylya.it
20/07/2015
Giovani e Orientamento
20/07/2015

Riapre la scuola e con essa tutte le problematiche che le sono legate.
Il rendimento, le relazioni, il rapporto con l’autorità, sono tutti elementi che scatenano vere e proprie patologie e difficoltà di realizzazione nei ragazzi.
Fino ad arrivare all’abbandono scolastico, o dispersione, che nella regione Toscana è fra i più alti d’Italia.

Riapre la scuola e con essa tutte le problematiche che le sono legate.
Il rendimento, le relazioni, il rapporto con l’autorità, sono tutti elementi che scatenano vere e proprie patologie e difficoltà di realizzazione nei ragazzi.
Fino ad arrivare all’abbandono scolastico, o dispersione, che nella regione Toscana è fra i più alti d’Italia.
Le statistiche dicono infatti che su cento ragazzi che si iscrivono alla scuola superiore solo settanta arrivano al terzo anno e solo cinquantasei alla maturità. Solo undici ragazzi su cento si laureano.
Non credo si possa negare, davanti a questi dati, che ci sia una distanza eccessiva tra il mondo scolastico come istituzione e la realtà giovanile.
Da una parte c’è il corpo insegnante, con persone spesso demotivate perché sottopagate, che svolgono precariamente la loro professione e che, soprattutto, non vedono più riconosciuto dalla società il loro prestigio e il valore del loro ruolo. In più non vedono riconosciute dalle famiglie degli studenti né la loro autorità né la loro autorevolezza.
Dall’altra parte, infatti, ci sono i genitori che spesso vivono la buona riuscita scolastica dei loro figli come una cartina al tornasole dell’essere stati o meno dei buoni genitori. Facilissimo, qui, cercare nell’insegnante, e non nel sistema familiare, la causa dei problemi.
In mezzo ci sono i ragazzi, divisi tra la richiesta sociale di adempiere al dovere scolastico e la fatica di doversi confrontare con un sistema sempre più competitivo, dove il voto o il giudizio non sono attribuiti al risultato, ma alle persone stesse.
Non è bocciato ciò che hai prodotto, sei bocciato tu !
Bocciato, cioè inadatto, inadeguato, inservibile.
Facilissimo pensare che andare a lavorare possa essere la scorciatoia per arrivare al benessere con più facilità. Il diciottenne che studia e vuole laurearsi dovrà aspettare almeno altri dieci anni prima di avere uno stipendio decente, il diciottenne che lavora gira con l’I Phone in tasca e può confondere il valore del cellulare con il proprio.
Le responsabilità di una tale situazione vanno condivise.
Gli insegnanti troppo spesso danno giudizi di valutazione senza averne la competenza
e soprattutto disconoscono l’importanza psicologica che la loro valutazione può avere sull’equilibrio psicofisico di un adolescente. Un conto è conoscere l’italiano o la matematica, un altro conto è saperli insegnare, un altro conto ancora è intervenire con giudizi sulla persona e non sul compito in classe. Il peso delle proiezioni e delle false attribuzioni può avere effetti devastanti, perché ogni insegnante è un educatore suo malgrado.
I genitori devono assumersi fino in fondo la responsabilità dell’educazione dei propri figli, contribuendo a fortificare, con i mezzi che hanno, le loro conoscenze, senza delegare tutto agli insegnanti per poi screditarli alla prima occasione. Inoltre devono imparare a non avere paura delle proprie responsabilità: il mestiere del genitore è quello di sbagliare, rimettendosi in discussione e in gioco dopo ogni sbaglio, interrogandosi e crescendo ogni volta nel rapporto con i figli. Troppo spesso i ragazzi vengono giustificati dai padri, invece che spinti nel mondo, che è la loro vera casa.
I ragazzi, che vedo più indifesi e sperduti, anche quando sono strafottenti, rispetto al mondo degli adulti, vanno aiutati a capire che la scuola è crescita e opportunità, prima ancora di essere banco di giudizio, e che tutto ciò che ha profondità richiede tempo e impegno per essere costruito e consolidato. Da anni, però, dico che i figli sono spugne, che assorbono tutto ciò che il sistema familiare contiene: ansie, insoddisfazioni, paure, gioie o dolori.
Di fatto investire nei giovani è l’unico modo per creare le basi di una società migliore.

5 Comments

  1. Paola Pompei ha detto:

    Paola Pompei
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  2. Paola Pompei ha detto:

    Paola Pompei
    La situazione va analizzata attentamente per capire cosa sta succedendo. Scappare spesso significa rimandare il problema: persone dispotiche e maleducate sulla propria strada sua figlia le trovera’ di sicuro nella sua vita e dovra’ imparare ad affrontarle. Se si tratta invece di un problema piu’ profondo, che causa malesseri fisici, insonnia e depressione, meglio parlarne con il corpo insegnante e il preside, valutando la reale volonta’ di tutti a mettersi in gioco per risolvere il problema.

  3. Veornica ha detto:

    Veronica
    Mia figlia è entrata in forte conflitto con una professoressa dispotica e maleducata. Lei vorrebbe cambiare sezione. Che fare?

  4. Paola Pompei ha detto:

    Paola Pompei
    Sarebbe opportuno che ci fosse sempre una collaborazione continua tra la scuola e la famiglia, per questo gli insegnanti dovrebbero essere informati. Consiglierei non subito, però. Prima è meglio conoscerli e creare possibilità di collaborazione, solo dove ce ne fosse la possibilità . E’ sempre bene comunque informare gli insegnanti di ogni vissuto negativo il ragazzo dovesse subire in seguito alla separazione, perché questo potrebbe fortemente influenzare il rendimento scolastico.

  5. Antonella ha detto:

    Antonella
    Mio marito ed io ci stiamo separando. Abbiamo un figlio di quattordici anni che abbiamo appena iscritto al liceo. Dobbiamo informare i professori della nostra situazione ?

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