Il femminicidio si può curare- tratto dal libro : L’ombra di Caino

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Il femminicidio si può curare, è un capitolo scritto da me nel libro L’ombra di Caino di Pino Nazio e Maria Cristina Cerrato

   VIOLENZA SULLE DONNE

Occuparsi della violenza sulle Donne oggi non può prescindere dal considerare i femminicidi come  un fenomeno sociale ancorché semplicemente una sequela di fatti isolati. Intanto una piccola digressione la merita il termine stesso , così contestato da più parti. Femminicidio è una parola che viene spesso interpretata come una sorta di razzismo alla rovescia : molti dicono che si dovrebbe semplicemente dire omicidio , altrimenti si rischierebbe  di considerare meno importanti i delitti compiuti  sugli uomini . In realtà il termine ha senso specifico e pertinente se si contestualizza socialmente . La violenza domestica sulle donne è sempre esistita e addirittura legittimata , in condizioni particolari, dalla legge sul delitto d’onore , approvata in Italia nel 1930 e abrogata nel 1981,poco più di tre decenni fa . Più precisamente  la nostra legislatura  già prevedeva una legge simile fin dal Codice Zanardelli del 1890, nel quale si alludeva chiaramente alle classi più disagiate. Oggi, invece, il femminicidio non risparmia alcuna classe sociale , non cresce all’interno di situazioni di disagio o emarginazione ed anche se i numeri sono stabili questo non può certo essere di conforto , visto che  parliamo  di una donna uccisa ogni due  giorni. 2800 in Italia dal 2000 al 2016 . I dati aggiornati pubblicati dal Ministero dell’Interno ci dicono che il 76,99 % degli atti persecutori vengono compiuti sulle donne e che i maltrattamenti in famiglia le vedono vittime nel 81,27 % dei casi . Come si può pensare che non esista un fenomeno sociale di cui doversi prontamente occupare non soltanto dal punto di vista dell’emergenza , ma soprattutto da quello della prevenzione ?

Io credo che la risposta all’interrogativo su come si possa esser giunti ad una  simile situazione  stia nel dato che ho sopra citato : la legge sul delitto d’onore viene approvata nel 1930 e abrogata nel 1981 . Cinquant’anni . Cinquant’anni e tre generazioni che hanno cambiato  i rapporti di coppia ed i ruoli maschile e femminile più che nelle trenta precedenti . Li hanno addirittura rovesciati e privati del  significato e delle caratteristiche che avevano mantenuto immutate nei secoli precedenti. Fino al 1915, data d’inizio della prima guerra mondiale , la famiglia patriarcale era l’unica  realtà, lo era sempre stata. Nella casa dei genitori vivevano tutti i figli maschi con le loro famiglie , bambini ed anziani convivevano in un unico nucleo, le donne si occupavano di loro e gli uomini andavano al lavoro . Non esisteva il divorzio , il matrimonio era per sempre e brutta o bella la realtà che si sceglieva a vent’anni era quella che avrebbe accompagnato per il resto della vita . Dal Medioevo nulla era cambiato .  La nascita delle bambine veniva spesso accolta come una semi disgrazia, perché le loro braccia non sarebbero state abbastanza forti per i lavori nei campi e l’unico modo che le donne avevano per andarsene dalla famiglia del padre era sposarsi , per essere poi inglobate nel nucleo del marito . Ma proprio in virtù delle braccia deboli e dei patrimoni che non dovevano disgregarsi , esse avevano bisogno di una dote che le accompagnasse e che in sostanza significava che prese da sole non valevano abbastanza . Così la vita delle donne aveva senso solo se accompagnata a quella di un uomo : rimanere “zitella” era uno spauracchio ansiogeno e dequalificante .

La sessualità era squisito appannaggio maschile . Gli uomini venivano iniziati al sesso dalle prostitute nelle case di tolleranza . Vi venivano portati dai padri o dai parenti e frequentavano quei luoghi anche solo per diletto , al di là del sesso . Le puttane non intimorivano : era un fattore intrinseco che fossero esperte e spregiudicate , nonché votate al piacere maschile. Non c’era competizione né ansia . Quando poi si arrivava al matrimonio gli uomini trovavano donne per lo più vergini , senza nessuna esperienza sessuale, il cui piacere non era contemplato , dunque non sussisteva nessuna ansia da prestazione.

Dal punto di vista economico la situazione era simile : l’imprenditoria, il commercio, le professioni in genere erano squisito appannaggio maschile . La divisione era netta : le donne a casa ad occuparsi della casa e dei figli e gli uomini a lavorare . Per quanto riguardava il ruolo sociale, poi, non c’era storia : politica, management, prestigio e ruoli pubblici portavano esclusivamente i pantaloni .

I venti di guerra che cominciarono ad alzarsi agitarono anche queste situazioni familiari , cominciando a creare vuoti a capotavola, dove il padre si sedeva abitualmente e molte donne furono costrette a prendere le redini del nucleo familiare . In molte scoprirono di essere in grado di occuparsi dei lavori nei campi o addirittura a dirigerli , lavorando sodo per poter costruire un futuro stabile per i figli rimasti orfani o lontani per anni dalla figura paterna . Collateralmente molte donne ribelli cominciarono a chiedere di più per se stesse , che fossero sposate o meno , ad ambire ad un futuro migliore  , anche se non convenzionale .

Coco Chanel nel 1912 aveva già un avviato il suo negozio in Rue Cambon e si avviava ad uno sfolgorante futuro da imprenditrice anche se non potè aspirare ad essere anche una sposa , da orfana qual era. Fu la prima a tagliarsi i capelli corti e a portare i pantaloni, disegnati da lei.

Marie Curie nel 1903 fu insignita del premio Nobel ,  coronando una vita di studi che avevano un legame forte con la sua sete di indipendenza.  Accanto a modelli come lei vivevano moltitudini di donne che sognavano senza successo di potersi esprimere anche al di fuori del ruolo di moglie e madre . Intanto però subivano la realtà domestica accompagnata spesso da percosse , ingiurie o violenze psicologiche senza potersene in alcun modo sottrarre.

Dopo la fine della seconda guerra mondiale la famiglia aveva già inconsapevolmente subito una grossa trasformazione. Il patriarcato versava in grossa crisi, troppi uomini tornarono dal conflitto manifestando quella che Freud definì “nevrosi di guerra” : gli orrori visti e vissuti avevano sgretolato la forza interiore e spesso anche la voglia di fare, di costruire. Accanto agli orfani veri e propri c’erano i figli che avevano bisogno di poter credere nel futuro al di là del potere dei padri, colpiti e sofferenti . Il boom economico fece facile presa su questo terreno determinando un rovesciamento di tendenza : il consumismo aveva fame di espansione e da questa fame nacque, novella e insolita realtà, la coppia . La scissione della famiglia patriarcale in tanti piccoli nuclei permetteva all’industria di poter vendere, a rate, molti più elettrodomestici, automobili, case, o beni superflui, ma che avevano l’immenso valore di allontanare la paura della povertà legata alla guerra .

Su questo humus si fanno più forti le rivendicazioni femminili ed in cinquant’anni la relazione tra uomo e donna si rovescia . Le donne oggi lavorano , hanno una loro indipendenza economica che le porta a conoscere i meccanismi sociali e a muovercisi dentro con facilità. Quando lo fanno per realizzarsi o portare un valore aggiunto alla società  hanno prestigio e riconoscimento pubblico . Quando lo fanno per necessità economica  sono pilastro familiare indispensabile . In entrambi i casi hanno un posto importante nel tessuto sociale.  I ruoli pubblici, seppur ancora con qualche preclusione, sono diventati consuetudine anche per le donne e al di là del fatto che spesso lavoro e famiglia mal si concilino e talvolta non si concilino affatto, comunque rientrano nelle possibilità di azione.

Sessualmente il panorama è stravolto: le donne non solo rivendicano il diritto al proprio piacere sessuale, ma sono diventate anche molto esigenti ed esperte, creative ed anche precoci . I maschi, depauperati dalla legge Merlin delle loro Case  di privilegio, non hanno più l’iniziazione al sesso. Possono lo stesso frequentare le prostitute, ma questo non ha più lo stesso valore “educativo” ed autoreferenziale. Così possono essere abbandonati dalle loro mogli per scarso rendimento sessuale, come citano alcune memorie giuridiche , esattamente come le loro nonne potevano essere ripudiate per non essere vergini. Il panorama è vasto e variegato: maschi trentenni ancora vergini che hanno paura delle donne, professionisti cinquantenni che frequentano i transessuali o i siti porno perché il sesso coniugale è già un ricordo lontano, uomini in preda a impotenza secondaria perché ad un passato da traditori seriali hanno sostituito una nuova compagna vogliosa, rapporti coniugali consunti già al primo anno di vita a causa di una sessualità insoddisfacente.

E i matrimoni possono finire per questo, giacchè nel frattempo il divorzio è diventato realtà ed ha creato  nuove forme di famiglia : i singles, le famiglie allargate, i secondi matrimoni, le coppie di fatto. Così, rispetto alla famiglia patriarcale del periodo pre bellico, oggi abbiamo l’una accanto all’altra:1- la nonna novantenne che ha visto la guerra, i suoi orrori e la rinascita, si è sposata, si è dedicata a figli e famiglia ed è rimasta col marito fino alla morte, subendo forse qualche violenza o comunque qualche forma di prevaricazione autorizzata; 2- la figlia sessantenne separata che ha posto fine alle prevaricazioni di genere conquistando una libertà spesso pagata a caro prezzo economico, sociale e morale; 3-la nipote trentenne sposata e già stressata dalla vita coniugale o single accanita che sogna il Principe Azzurro, cioè l’uomo che paghi i conti e lavi i piatti;  4- la pronipote di tre o quattro anni che naviga in Internet con perizia, non ha mai visto Biancaneve e vuole fare l’aperitivo come la mamma.

Il cambiamento avviene nostro malgrado, ma la nostra mente non ha la stessa velocità dell’approvazione o della abrogazione delle leggi : nei gesti di ogni donna di oggi c’è un peso trigenerazionale che richiederà ben più di cinquant’anni per essere elaborato. Se paragonassimo  la storia della famiglia ad una giornata di ventiquattro ore , vedremmo che tutto sarebbe stabile fino agli ultimi dieci minuti, che vedrebbero capovolto tutto quello che c’era stato prima.

Sappiamo molto di tutte le rivendicazioni femminili che hanno accompagnato il cambiamento, ma che sappiamo di quello che è successo all’uomo? Qual è il risultato della sua evoluzione relazionale, economica e sociale? Direi che mai come in questo momento storico il ruolo maschile abbia versato in una crisi tanto profonda: privato della sua superiorità economica, depauperato del suo prestigio sociale, svilito nella sua virilità e nella sua credibilità, contestato nelle idee e nel progetto di educazione dei figli che cosa gli rimane? Perché anche per lui ci sono quattro modelli conviventi: 1- il nonno novantenne che ha sempre diretto la famiglia e non sa quale sia il cassetto dei calzini; 2-il padre sessantenne, separato e senza più una famiglia da dirigere oppure sposato e spaesato, che vorrebbe trovare sempre la moglie a casa quando torna la sera ; 3-il nipote trentenne che ricalca un modello da tombeur de femme ma sogna un rapporto sereno oppure single più dedito al calcio che alle donne dalle quali ha già ricevuto cocenti delusioni; 4- il pronipote di quattro anni che navigando in internet viene interrotto dalle sue erezioni, incapace di fare altro fino a quando non passeranno.

In questo panorama, temuti quali schegge impazzite, si aggirano i partners delle coppie di fatto. Per loro il trigenerazionale significa portarsi dietro le mutande coi merletti della nonna o della bisnonna, la creatività del Femminile e l’abitudine maschile a far tacche sul letto : con uomini o con donne l’uomo   è detentore della penetrazione e delle erezioni incontrollabili, quindi due gay sono due potenziali seduttori, due potenziali traditori seriali; due virilità alle prese con una doppia difficoltà di coniugare la sessualità con l’amore. Pericolosi per nessuno, ma odiati da molti perché costituiscono la nitida  visualizzazione della fine di un modello diventato anacronistico nel giro di pochi decenni. L’omofobia si fonda su una proiezione, sulla paura di veder cadere l’ultima certezza del maschile. La fine del Maschio. Attenzione però: le tradizioni e i comportamenti cambiano, ma il Maschile del Simbolo è sempre lo stesso e porta con sé la necessità di coniugarsi con un Femminile che al di là delle mode e dei momenti rimane, nell’accezione più profonda, contenimento e creazione.

Dunque dall’uomo di ferro che non si occupa dei figli, all’uomo che non deve chiedere mai ed è servito dalla donna , all’uomo-giovane padre con gli occhiali che cambia i pannolini nella pubblicità Benetton, all’uomo sposato con un altro uomo che rivendica la paternità, sono passati poco più di cinquant’anni. La mente non ce la fa, non può farcela, arranca e si dibatte . Gli uomini più morbidi, self-confident e meno narcisi cercano una strada; gli uomini più deboli, confusi e narcisi uccidono . Uccidono perché ogni Eroe nel mito uccide per poter essere tale, solo che oggi invece che uccidere il drago uccide la Principessa, rea di non aver più bisogno di lui, di non dover più esser liberata da niente e da nessuno, di farcela da sola a difendere se stessa.  Ed è questa crisi di identità, questo esser sganciato dal mondo femminile che non potendo controllare non sa più come gestire, che porta l’uomo ad uccidere, in un’ultima estrema ricerca di  affermazione di se stesso. Nella sua mente c’è l’eredità del padre e del nonno , che gli hanno insegnato, con l’esempio, che il ruolo maschile è unico e inamovibile, nella realtà odierna invece questo ruolo non esiste più.

Per tutto quello che ho detto non credo che il problema della violenza di genere possa esser risolto semplicemente creando strutture e centri di accoglienza per le donne vittime di essa. Certo che questo va fatto ed ogni cura messa nell’occuparsi di loro e dei figli di quelle che non ci sono più . Questo però, paradossalmente, sbilancia il ruolo maschile ancora di più, lo isola nel tessuto sociale e crea ancora più distanza e diffidenza. Io credo sia necessario creare una nuova cultura della famiglia e della coppia che assecondando i tempi sia anche messaggera di contenuti nuovi , in cui gli uomini possano liberamente fare quello che la società del denaro non ha mai permesso loro : coltivare i rapporti sentimentali senza paura di esporre anche debolezze e incertezze e di uscire dallo stereotipo soldi-lunghezza del pene- durata della penetrazione. Di solito nella seconda metà della vita tutto questo si acquieta, ma spesso  solo dopo anni di tormenti. Agli uomini i tormenti non sono mai stati concessi, l’uomo incerto era un ossimoro della mente.

Anche le donne dovrebbero fare la loro parte in questo nuovo percorso perché “…… il Principe Azzurro non esiste e le principesse per fortuna nemmeno …..” (da “ L’Amore è una lama sottile” , Paola Pompei 2011, ediz. Età dell’Acquario). Acquisire nuova dignità nella coppia significa abbandonare vecchi stereotipi , vivere una nuova lealtà senza strumentalizzazioni . Indubbiamente un percorso lungo e difficile.

 

Paola Pompei, Psicologa, specialista in psicoterapia e in terapia psicosomatica, fondatrice dell’Istituto La Fenice ad Arezzo e della Confederazione Famylya.it. Già  docente della Scuola di formazione dell’Istituto Riza di Milano , Professore invitato alla Cattedra di Psicopatologia della Sapienza di Roma , autrice di numerose pubblicazioni tra le quali il libro”L’amore è una lama sottile” (Ed. Età dell’Acquario)sulla crisi della coppia

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